La Repubblica

Gullotta Missionario nello zucchero tv

E' TUTTO DA VEDERE

di Gualtiero Peirce

INVECE di polemizzare in eterno sugli ipotetici danni che procurerebbe la tv violenta (tornata alla ribalta delle cronache con la confessione di Carretta e la morte in diretta da Cecchi Paone) sarebbe arrivato invece il momento di studiare gli effetti dell'eccesso di "zucchero" di quest' ultima televisione traboccante di miele come una torta di Nonna Papera che rischia davvero di "cariare'' i cervelli.
Per settimane siamo stati ricoverati negli ospedali, dove poi tutto s’aggiusta, di D'Urso e Gardini; e poi siamo stati protetti da romantiche questure dove i commissari sono pin up come Claudia Koll e Vittoria Belvedere (e non finiscono sotto inchiesta ma sotto le lenzuola).

Ora, siamo passati a un altro classico: i trovatelli, offerti in due puntate da Canale 5. La parte più zuccherosa e indigesta di «Dio ci ha creato gratis» è il suo punto

di partenza: il libro di Marcello D'Orta, il maestro che dopo aver sbancato l'editoria rilegando e rivendendo gli strafalcioni dei suoi allievi con questo titolo replicò l'impresa miliardaria. Nella fiction i bambini di D'Orta diventano un gruppo di orfanelli nascosti in una chiesa intorno alla quale si sviluppa un intreccio a metà tra la commedia degli equivoci e il melodramma anticamorra. I ragazzini (quando non emulano lo Zecchino d'oro cantando per mezz'ora vestiti da angioletti) sono costretti a recitare continuamente errori rossi e blu. E cosi proprio loro appesantisco una storia che poteva essere meno ruffiana.

Grazie a Nino Manfredi che nell'abbuffata della finction è passato in 24 ore da brigadiere in pensione su Rai Uno a cardinale su Canale 5. Ma soprattutto grazie a Leo Gullotta che nobilita i panni un po' grossolani del prete ingenuo/ combattivo, missionario mancato, che gli

hanno cucito addosso. Gullotta è un talento superiore alla mediocrità della tv: un talento che - non a caso - nel baraccone del Bagaglino hanno tenuto nascosto per anni sotto i vestiti grotteschi e qualunquistici della Signora Leonida.

Gualtiero Peirce