"...Avrei voluto fare nella mia vita, mi son ritrovato, inconsciamente, a calpestare le tavole di un palcoscenico. In giovanissima età, e per qualche soldino in più, sono andato a far la comparsa al Teatro Massimo Bellini di Catania. Ed ho le prove!".
"Nel 1962, un giovane regista, Giacomo Vaccari, sceglie il Mastro-don Gesualdo per realizzare la prima produzione della Rai di uno sceneggiato girato interamente in esterni, a Vizzini, nei luoghi in cui Giovanni Verga ambientò il romanzo. Non scenario o cornice ma linfa vitale in stretta simbiosi con la drammaticità esistenziale che dal romanzo elice. Sicché non è possibile pensare Vizzini senza vederne vicoli, strade, piazze, case, palazzi, chiese, contrade, popolati di personaggi verghiani.
Esemplari interpreti, mai retorici o fuori di chiave, Enrico Maria Salerno, Lydia Alfonsi, Turi Ferro, Sergio Tofano, e con loro innumerevoli altri attori professionisti, fra cui i maggiori 'caratteristi' del teatro siciliano".
Dal libro "Mastro-don Gesualdo",
Sceneggiatura di Ernesto Guida e Giacomo Vaccari,
dall'omonimo romanzo di Giovanni Verga
A cura di Sarah Zappulla Muscarà e Enzo Zappulla
Fotografie di Vizzini di Giuseppe Leone
Ed. 'La Cantinella'
Nella scena finale, quando sta per morire Mastro-don Gesualdo, uno dei camerieri che assiste alla sua dipartita è un giovanotto di nome Leo Gullotta e questo è un frame di quello storico film per la televisione.
La serietà del comico (dalla biografia ufficiale a firma di Franco Montini per il "Premio della Critica Cinematografica e Televisiva di Castello di Precicchie")
Il teatro classico e il varietà più chiassoso, il cabaret e gli spettacoli televisivi del sabato sera, gli short pubblicitari e i film da premio Oscar.
E poi, il gusto per il travestitismo frenetico e un'ineguagliata capacità di incarnare personaggi "minori", visti quasi sempre di sguincio eppure veri e memorabili.
La caratteristica più immediata nell'arte di Leo Gullotta è certo la poliedricità, vissuta però come moltiplicazione espressiva e mai come fuga nella superficialità. La poliedricità artistica di Gullotta non è solo un fatto di tecnica interpretativa o di naturale predisposizione ad affrontare diversi codici recitativi, viceversa, è il risultato di una vera e propria scelta di vita, di una curiosità inesauribile per le varie esperienze dello spettacolo, di una generosità umana e professionale che lo porta a superare i confini delle specializzazioni e delle formule e a frequentare piuttosto i territori delle contaminazioni.
Senza indulgere a snobistiche classifiche di merito (il varietà e il cabaret sono per Gullotta impegni artistici da affrontare con altrettanta serietà dei film di Tornatore e Loy) e con una vigile intelligenza nelle scelte da fare («Meglio interpretare un ruolo secondario in una vicenda ben solida e ben scritta - dice Gullotta - che un ruolo da protagonista in una storia idiota»).
Ente Teatro di Sicilia stabile di Catania
Nato nel 1946 a Catania, nel popolare quartiere del Fortino, ultimo di sei figli di un pasticcere, Gullotta incontra la vocazione d'attore a 15 anni guardando Gassman recitare Adelchi. È una passione improvvisa che non si ferma più. Dopo alcune esperienze nelle compagnie teatrali universitarie, Gullotta inizia a recitare per lo Stabile di Catania, dove lavora per dieci anni accanto a grandi maestri come Ave Ninchi, Salvo Randone e Turi Ferro.
Poi si trasferisce a Roma dove inizia a lavorare nel doppiaggio ma dove scopre, soprattutto, la comicità e il cabaret. Lavora al "Puff", a "La Chanson" e, infine, approda al "Bagaglino" dove diventa in breve una delle colonne portanti dello spettacolo che gli regala una grande popolarità televisiva.
Nel cinema debutta con Caffè Express di Nanni Loy con Nino Manfredi. La prima grande prova arriva con II Camorrista di Giuseppe Tornatore, per il quale riceve il primo David di Donatello come attore non protagonista. È il film che gli consente di ritornare in Sicilia da attore affermato e di rivederla quindi con occhi più distaccati ("Girovagai con la troupe in una Sicilia splendida. Vi ritrovai molte cose, ricordi e sensazioni che avevo abbandonato da tempo ma che non avevo dimenticato").
Nuovo Cinema Paradiso
Con Tornatore si ritrova umanamente, al punto che interpreterà molti dei suoi film successivi, in particolare disegnando una figura indimenticabile in Nuovo Cinema Paradiso. Per Nanni Loy, altro autore con cui ha lavorato spesso (Testa o croce, Pacco doppio pacco e contropaccotto e Mi manda Picone che gli valse nel 1984 il Nastro d'Argento), interpreta il ruolo principale in Scugnizzi, curiosa "West Side Story" partenopea, musical ingiustamente sottovalutato dalla critica, dove interpreta il ruolo di un povero impresario che allestisce uno spettacolo teatrale con i ragazzi del riformatorio di Nisida. Ma è solo l'inizio di una carriera intensa e ricca di ruoli importanti: dal segretario ambiguo di La Scorta (1992) di Ricky Tognazzi, al commerciante omosessuale, troppo succube della madre, di Uomini Uomini Uomini (1994) di Christian De Sica, al venditore greco della favola ecologica Palla di Neve di Maurizio Nichetti; dalle caratterizzazioni più dichiaratamente comiche (da Selvaggi di Carlo Vanzina a Simpatici ed Antipatici di Christian De Sica) fìno al notevole II Carniere (1996) di Maurizio Zaccaro, dove riceve il secondo David di Donatello, che con grande sensibilità interpreta il ruolo di un giornalista sportivo costretto a raccontare con accenti drammaticamente veri la tragedia bosniaca. Dello stesso regista, con Un Uomo perbene al festival di Venezia 1999, ottiene uno straordinario successo personale: conquista il suo terzo David di Donatello e il Globo d'Oro della Stampa Estera come migliore attore 2000.
Vajont
Per la fìction TV dopo il successo di La Madre Inutile di J. M. Sanchez, Cristallo di Rocca di M. Zaccaro, Operazione Odissea di C. Fragasso e Onora il Padre di G. Tescari, con Cuore, ancora una volta a firma di Zaccaro, nel ruolo di un direttore didattico burbero, austero ma umanissimo, riscuote un grande consenso di pubblico e critica. Ed è proprio per l'interpretazione in Cuore che gli viene assegnato il premio del pubblico Capitello d'oro del Sanniofilmfest 2002: ma va ricordato anche il Telegatto 2002 vinto con questo film-TV. In ultimo, ma solo in senso cronologico, gli viene attribuito il prestigioso Efebo d'oro 2002 sempre per la sua partecipazione al su citato lavoro televisivo.
Nel 2002, per il cinema, con Vajont di Renzo Martinelli, si conferma interprete di grande spessore: riceve il Ciak d'oro 2002 e il prestigioso Nastro d'Argento 2002 del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani assegnato nella suggestiva cornice del teatro greco di Taormina.
Quanto i personaggi comici da lui interpretati sono chiassosi, ciarlieri, invadenti, tanto Gullotta è timido, introverso, sempre attento ad approfondire più che a sottolineare quel che vede. Pronto a cogliere le occasioni della commedia come del dramma civile, sapendo, e provandolo ogni volta, che nella recitazione non ci sono sconti possibili: «Una pessima abitudine italiana è sottovalutare il lavoro dei comici», dice Gullotta, «Niente di più errato. Un grande autore, ad esempio Shakespeare, prevede tutto, basta interpretarlo; per realizzare una scenetta comica, invece, è indispensabile provare tutto, spazi - respiri - battute - gesti, non basta la conoscenza tecnica. Bisogna avere orecchio, ritmo, sapersi muovere in sintonia con le aspettative del pubblico».
Ed è quello che Gullotta riesce a fare da anni, senza tradire frenesie e ansia di successo, con una simpatia umana e una voglia di esserci che non accennano a diminuire.