Un attore in prima linea
GLI OSPITI DELLA SETTIMANA
a cura di Francesca Orsini
L'INTERPRETE CATANESE TIRA LE SOMME DI 36 ANNI DI CARRIERA TRA PALCOSCENICO E DIFESA DEI DIRITTI
Un attore può truccarsi ed entrare nel suo personaggio, ma c'è una cosa che rivela comunque la sua anima:l'occhio, che non è truccabile». Dal cattivo di Operazione Odissea e di Cuore, la fiction che andrà in onda nella prossima stagione televisiva su Canale 5, al delizioso e umanissimo personaggio di "Nuovo Cinema Paradiso"; dal "corvo" di Palazzo della "Scorta" alla signora Leonida, la macchietta che da 14 anni diverte il pubblico del Bagaglino. La carriera del cinquantacinquenne catanese Leo Gullotta ripercorre le tappe dei grandi attori di un tempo, che sapevano affrontare con successo ruoli e generi molto diversi tra loro.
Gullotta, come riesce a passare dal dramma alla farsa in stile Bagaglino?
«Chiariamo subito che non esistono ruoli di serie A e di serie B. Dove c'è un grande testo, l'attore non deve far altro che imparare la parte. La cosa difficile è creare dove non c'è nulla con la propria fantasia e rendere credibili personaggi che forse non lo sono».
E come si fa?
«Ci vuole preparazione, che qui in Italia è molto sottovalutata. Si pensa che basti avere la faccia giusta, invece ci vogliono disciplina, studio e tempo per assorbire quello che si è appreso. Il resto, ovviamente, è talento».
C'è un ruolo che non le hanno ancora proposto?
«Faccio il mestiere più bello del mondo e ho la fortuna di farlo da 36 anni. Vivo la mia professione sempre con grandissimo entusiasmo e mi piace decidere sulla base delle proposte».
Qualche anno fa lei ha reso pubblica la sua omosessualità. Questo le ha creato problemi?
«No, non ho mai sofferto, nè ho avuto problemi. Ho avuto anche una storia etero, la mia vita è stata improntata alla curiosità. Questo non vuol dire che poi non si passi alla cassa a pagare il conto, ma l'importante per me è essere sinceri e autentici. lo sono un uomo, un essere umano e per me i diritti in generale sono in prima linea».
Pensa che altri personaggi pubblici dovrebbero fare come lei?
«Nessuno deve rendere manifesto niente, nemmeno io. Un giorno mi hanno chiesto se ero omosessuale e ho risposto di sì. Quando mi hanno chiesto perché non l'avevo detto prima, ho risposto che non me lo avevano mai chiesto. Una chiacchierata civile, non folkloristica o morbosa, forse può aiutare chi vive questa scelta in modo doloroso».
Pensa che si potrebbe fare di più per sconfiggere la discriminazione sessuale?
«Non lo so, però trovo molto incivile che nel 2001 grandi star che fanno concerti per tanti buoni motivi non abbiano, nell'occasione del gay pride, firmato per questi diritti. Ma purtroppo in Italia non si muove foglia che il Vaticano non voglia...» (Scommettiamo che...? Raiuno, sabato, 20.40).